Per tornare alla memoria ad un piccolo diffusore economico che m’avesse entusiasmato tanto, sono dovuto andare indietro di una decina abbondante d’anni, al Monitor Audio M1.
“Eppur si muove” si dovrebbe dire, dopo lo scetticismo che segue l’osservazione: in fondo cos’ha di speciale, di diverso questo diffusore compatto? E’ un piccolo parallelepipedo nero, e questa non è una sorpresa. E’ piuttosto ben fatto e gradevole all’aspetto, così come può esserlo qualsiasi minidiffusore ben fatto nella medesima classe di prezzo, e questa non è una sorpresa. Il mobile è molto rigido e decisamente “sordo” anche in costanza di sollecitazioni piuttosto violente (devo ricordarmi di acquistare un “pugno di ferro” se voglio continuare ad effettuare questo test manuale, le mie nocche tendono ormai allo sbriciolamento) e questo è un merito…Ma non una sorpresa. Il mobile, al contrario degli altri Epos ha la finitura vinilica anziché in legno, e questo è un obbligo, per mantenere i costi bassi, ma non una sorpresa. Gli altoparlanti impiegati sono di ottima qualità ( basti pensare al tweeter in alluminio con magnete al neodimio), e questo è logico per Epos, dunque non è una sorpresa. E allora dove sta questa benedetta sorpresa? Ovvio nel suono, ed è una sorpresona, anzi una…SORPRESA!
Il mio apprezzamento per il marchio è “storico”, dunque la sorpresa potrà sorprendere poco chi legge, ma è sorprendente per chi ascolta sorpreso ( così ho finito tutta la gamma dei giochi di parole sul termine “sorpresa” e non se ne parla più). Questo diffusore compatto è un vero e proprio gioiello, uno dei rari avvenimenti che questo settore, con sempre più avarizia propone. Un best buy, un recommended, un capoclasse, insomma, una perla nel settore dei diffusori compatti di costo contenuto, ma relegarlo alla sua classe di prezzo è un po’ fargli un’offesa. Non so se nei piani dei progettisti Epos ci fosse tale intenzione micro-rivoluzionaria rispetto ad un mercato sonnolento e ripetitivo, dalla poca enfasi con cui è stato presentato questo gioiellino si direbbe di si, ma non riesco a credere che la casa non si rendesse conto di aver tra le mani un diffusore in realtà così importante. Dunque? Understatement? E’ possibile, ma in fondo non è questo che c’interessa.
Ciò che c’interessa è che l’Epos ELS3 ci lascia spesso e volentieri di stucco, per la sua timbrica “smooth”, neutra ma con personalità, orientata verso il calore in linea generale, ma con degli accenni, più che degli accenni, di trasparenza in gamma media, che spesso- se si chiudono gli occhi, o se si va nella stanza accanto, o se più semplicemente si ha la forza e la capacità di dimenticare l’oggetto attuale e di lasciare andare solo i ricettori del piacere sonoro, facendo fluire le buone (e sempre più rarefatte) endorfine della musica- ricordano un buon elettrostatico. Non ci montiamo la testa! Non sto dicendo certamente che le piccole ed economiche Epos sostituiranno i vostri Martin Logan o le vostre Quad, sto parlando di una qualità particolare della gamma media, evidente frutto di una buona scelta dell’incrocio ma anche, evidentemente, della qualità degli altoparlanti: si sente, per esempio, che il wooferino da 13 cm, “sale bene” sino alla frequenza d’incrocio, ma che potrebbe andare tranquillamente oltre, e, soprattutto, che la transizione è dolce e graduale, e non lascia mai apparire scalini di qualità o di colore sonoro tra woofer e tweeter. La soluzione del taglio di second’ordine per il woofer e di terz’ordine per il tweeter non è una certo una novità assoluta, ma raramente l’abbiamo vista applicata su diffusori di queste dimensioni, e va detto che è una scelta terribilmente azzeccata.
In basso l’LS 3 ( se ci riflettete un attimo, un nome impegnativo per un piccolo diffusore) fa quel che può, e quel che può non è pochissimo. Non ho ancora avuto modo di osservare i grafici effettuati da Giuliano Nicoletti e che saranno allegati, con il relativo commento, a questa prova d’ascolto (Tecnica e misure Epos ELS 3), ma non ho paura di smentite se dico che questo diffusore scende linearmente almeno sino a 60Hz, poi arriva, inevitabilmente un roll-off abbastanza deciso, ma il piccolo diffusore continua ad offrire sin quando le rigide leggi della fisica glie lo consentono, il suo apporto alla riproduzione delle note più gravi.
L’LS 3 è stato inizialmente collegato all’impianto di riferimento, che ospita attualmente oltre agli abituali preamplificatori Bryston e al finale HK Citation II, un set di elettroniche Klimo, costituito da un preamplificatore Merlino Gold Plus con superalimentazione Thor, e da una coppia di filali Kent Gold tutto collegato con gli eccellenti (e non troppo costosi) cavi di segnale Klimo AIS e DIS. Come ormai avrete capito, tutti i componenti, anche i più economici, passano prima dall’impianto “grande”, è un test a mio parere molto significativo, perché se elettroniche o diffusori ( o sorgenti) progettati per funzionare in impianti di fasce ben più economiche e con caratteristiche tecnico/costruttive decisamente più “alla mano” se la cavano con partner di classe decisamente superiore, possiamo già supporre che avranno un comportamento egregio anche in situazioni a loro più consone. Discorso opposto a quello che viene logico fare e che quasi sempre viene fatto. Taluni, inoltre, ritengono che questo discorso non sia valido per i diffusori, cioè che a miglior qualità dei componenti associati, e in particolar modo dell’amplificazione, i diffusori, qualunque essi siano, rispondano comunque con maggior qualità d’emissione. Il che è tutt’altro che vero: nella gran parte dei casi un amplificazione di “livello” tenderà a mettere ancora più in luce gli inevitabili difetti dei diffusori economici associati. Tranne in quei casi in cui il diffusore sia veramente ben progettato e sappia dunque “portare” la “grazia” di cui momentaneamente beneficia. Inutile che dica, a questo punto, che questo è il caso degli LS 3, che non appena effettuato un po’ di rodaggio ( nemmeno troppo, una notte con il CD in replay a bassissimo volume e il rodaggio è bell’è fatto), si son fatti subito ammirare, mostrando una personalità assolutamente notevole in un impianto così ambizioso, e sfoderando una voce estremamente melodiosa, insieme raffinata e solida, che per certi versi fa pensare a diffusori d’altri tempi ( e d’altri costi), soprattutto per lo spessore della gamma media, che rifugge dalle moderne esilità “chiaristiche”, che non sono poi altro che sistemucci faciloni per “aprire” le medie, facendole apparire, grazie ad accattivanti piccole esaltazioni della loro zona più alta, più limpide e particolareggiate di quel che siano nella realtà. Ciò che ascoltate in questi casi, sono particolari di gamma acuta, più che di gamma media, la cui “coda” è abilmente sfruttata per far apparire il diffusore, appunto, chiaro e brillante. Il trucco non è nuovo, l’applicazione recente è furba ed efficace. In questo senso l’Epos ELS3 è un diffusore molto serio, persino compassato quando si trova alle prese con materiale di programma che richieda precisione e neutralità, senza rinunciare, se sollecitato a mostrare il lato più moderno della sua personalità, fatto di un buon impatto dinamico, una notevole capacità di rifinitura sulle alte, ed un microdettaglio davvero notevole.
La prova successiva ha visto l’Epos più coerentemente impegnato con un sistema composto da un lettore digitale Philips DV 963 SA e da un ampli integrato Monrio MC 207. Ebbene, questo potrebbe essere l’ “impianto dell’anno” per musicalità generale e convenienza ( forse il 207 è persino troppo, basterebbe un Asty), le sue caratteristiche di base non sembrano aver risentito di alcuna penalizzazione, anzi in taluni momenti sembra anche trovarsi più a suo agio in una simile, più “umana” configurazione. Rimane intatta l’eccellente sensazione di un medio-alto di qualità decisamente superiore a quella dei suoi concorrenti e che spesso va ad insidiare per fluidità e trasparenza, anche diffusori compatti assai più costosi. Il basso sembra ora leggermente più corto in estensione generale, ma anche più potente e frenato nella sua zona mediana. L’immagine è veramente molto ampia, sia sul piano che in profondità, molto, molto ben definita, ariosa, quasi eterea eppure tutt’altro che priva di concretezza, grazie all’ottima rappresentazione tridimensionale degli oggetti al suo interno.
La schermatura e le piccole dimensioni fanno dell’Epos ELS3 un diffusore davvero “universale” che può essere convenientemente impiegato in impianti HT o MCL di buona qualità, dove le dimensioni dei diffusori siano un elemento da tenere in considerazione, ma anche ove questa non sia la condizione vincolante.
Sostituite per qualche giorno alle ProAc Hexa come frontali, pur non potendo rivaleggiare ad armi pari con il raffinatissimo e costoso diffusore compatto di Stewart Tyler, hanno comunque saputo padroneggiare la situazione in scioltezza, dimostrandosi perfettamente all’altezza del compito. Il taglio del subwoofer 70 Hz ha permesso che la loro personalità si esprimesse con ancor più compiutezza, senza il fardello (comunque, come detto, ben portato sinché il diffusore può) delle basse frequenze. Come diffusori surround sono addirittura sprecati, ma potrebbero essere comunque presi in considerazione o in impianti omogenei ( 5, 6 o 7 ELS3) o in impianti con frontali di certe pretese, onde avere diffusori effetti dinamicamente e timbricamente all’altezza, senza dover necessariamente spendere cifre esorbitanti.
Si è nata proprio una “stellina” un diffusore destinato a “far rumore” ( e buona musica) come lo fecero altri piccoli e convenienti diffusori in passato, e quindi a far anche il suo pezzettino di storia.
Consigliato senza riserve.